Saturday, March 31, 2007

In omaggio al caro amico Ruini appena sostituito da un altrettanto intraprendente Bagnasco, eccovi una vecchia fantomatica intervista ad un loro fantomatico esimio collega da me personalmente rinvenuta tra alcune copie inedite del "Guardone Romano", risalente a un anno e mezzo fa.
Dopo le ultime dichiarazioni di Bagnasco su omosessualità, pedofilia e incesto, confido che ben presto il medesimo intervistatore si farà di nuovo vivo con qualche altro esimio collega.
Al tempo si parlava di legge 40, pillola abortiva, ingerenze ed ovviamente Pacs, quando ancora non si chiamavano Dico. Nel frattempo, buon divertimento!


Il cardinale presidente della C'eri contesta il codice della strada

Ruboni: quei limiti vanno abbassati
In un'intervista esclusiva per il Guardone Romano ribaditi tutti i punti della legislazione italiana che vanno ritoccati e quali altri limiti della società vanno ripensati


Intervistatore: Cardinal Ruboni, recentemente vi siete espressi a sfavore dei limiti di velocità esistenti sulle strade e autostrade italiane. Ci può chiarire meglio il Suo pensiero?

Ruboni: La tecnologia moderna fa passi da gigante. Quelli che una volta erano degli obiettivi impensabili, oggi diventano possibili. In questa corsa senza sosta l'Uomo perde spesso contatto con la vera realtà di se stesso, che è quella di umile servitore di Dio e i cui limiti sono da Dio stabiliti, e noi dobbiamo "vigilare", mi permetta il termine, perché l'Uomo non finisca per ritenersi onnipotente. Il limite di 130 chilometri orari sulle autostrade è un pericolo per l'Uomo: infatti l'alta velocità ci fa avere la falsa impressione che possiamo decidere di correre a nostro piacimento, quando invece solo Dio può stabilire il nostro percorso di vita e le regole per seguirlo. E' necessario un ritorno ad una dimensione più umana, in modo che possiamo riflettere sui nostri veri limiti di esseri mortali che sono nulli senza l'intervento divino. La legislazione italiana è carente da questo punto di vista, concede ai cittadini delle libertà eccessive e va ripensata. E' anche contestabile il fatto che il pedaggio venga pagato allo Stato, quando ogni opera è opera della volontà di Dio e quindi il pedaggio dovrebbe andare alle chiese.

I: La ringrazio. La Sua ultima osservazione può ricollegarsi in qualche modo agli sgravi fiscali da voi richiesti e ottenuti, nella forma di esenzione da ICI, di tutti gli stabili di proprietà del Vaticano ed esercenti attività finanche commerciali?

R: Certamente! Fu Gesù Cristo a cacciare i mercanti dal tempio. Dopo averli cacciati ci siamo andati noi. E' un fatto storico, ce li siamo presi noi ed è inammissibile che ci vengano chiesti dei soldi per il semplice fatto di occuparli per una volontà che viene dall'Alto.

I: Voci maliziose mettono in relazione questa nuova esenzione fiscale, che graverà sulle casse dello Stato, con la proposta da voi avanzata di aumentare i contributi alle famiglie. Tale proposta è stata in gran parte disattesa dal governo. Qualcuno ha fatto notare che i soldi dell'ICI sarebbero tornati utili alle famiglie in questo senso. Cosa ne pensa?

R: La ringrazio della domanda che mi consente di chiarire la nostra posizione. Sono le solite pallottole di carta che non fanno male. Io stesso ho appallottolato alcuni vecchi fogli dell'ICI di alcune nostre scuole e filiali di banca e li ho tirati a un mio amico cardinale, le garantisco che non si è fatto nulla. Il problema dell'Italia di oggi è la famiglia, il divorzio. Noi siamo disposti a riconcedere l'ICI, se lo Stato ci restituisse l'onere unico (e divino) di sciogliere i matrimoni. Se fossi altrettanto malizioso quanto lei e le persone che pongono queste maliziose domande le risponderei: lei lo sa quanti soldi perdono le nostre casse per il fatto che sempre più coppie ricorrono all'orrendo istituto statale del divorzio e sempre meno ricorrono allo scioglimento della Sacra Rota? Tutto ciò contrasta con un principio di verità irrinunciabile, ovvero che Dio non deve essere estromesso dalla sfera pubblica e nemmeno quella privata. E io aggiungerei: e nemmeno amministrativa e pecuniaria.

I: Cambiamo argomento. Dopo le recenti battaglie su legge 40, referendum e pillola abortiva qualcuno insinua che il vostro vero obiettivo sia cambiare la legge 194 sull'aborto. Può chiarire una volta per tutte come le pensate? Ci può anche spiegare meglio cosa contesta alla pillola abortiva?

R: Come ribadito più volte, la legge 194 non è il nostro obiettivo, se non in misura minima ovvero nelle modalità mediche riguardanti l'aborto. Mi sono già espresso sulla pillola abortiva e con rischio di ripetermi ribadisco quanto ho già affermato: la pillola è un ulteriore passo nel percorso che tende a non far percepire la natura reale dell'aborto, che è e rimane soppressione di una vita umana innocente. L'intervento chirurgico già va meglio, è una bella mazzata, ma non è abbastanza. La nostra proposta è la seguente: in un deserto americano sono state rinvenute svariate uova di esseri alieni. Il problema è che non si sa bene come farle schiudere, e il problema è serio perché certamente esse hanno diritto alla vita quanto me e lei che è come sappiamo un po' più di una mucca o un pollo, se non altro perché gli extraterrestri fanno molta audience. Noi pensiamo che si possano prendere due piccioni con una fava apportando delle modifiche minime alla 194. Proponiamo che le uova aliene vengano inserite nel corpo di ogni donna che decida di ricorrere all'aborto. Come sappiamo dal film capolavoro di Ridley Scott, è una dato scientifico risaputo che questi esseri vengano alla luce praticamente esplodendo dal ventre del copro umano che li ospita. In questo modo, da un lato si fa nascere l'alieno, dall'altro la donna percepirebbe ancora meglio la "reale natura dell'aborto". La chirurgia estetica poi farà il resto, ormai le tecniche per non far decedere un essere umano che dia luce ad un alieno in questo modo sono assodate, dato che il film primo della serie è vecchio più di venti anni e quindi sicuramente da allora la medicina avrà fatto passi da gigante: quindi non c'è pericolo di vita per la donna. Ma sono sicuro che una seconda volta ci penserà un po' meglio.

I: Veniamo ai Pacs sulle unioni di fatto e in particolare al problema delle unioni omosessuali. Cosa contestate ai gay?

R: Nulla di nulla. Le persone omosessuali vanno comprese e compatite, come già facciamo con i malati di Alzheimer, i credenti di altre religioni, gli zoppi e gli animali da cortile quando non riescono a trattenersela. Il problema è il guinzaglio, se mi consente la metafora senza fare allusioni a pratiche sessuali obbrobriose che la parola evoca e che nulla hanno a che fare con il proseguimento della vita. Il guinzaglio è quello di Dio, e quindi della Chiesa, e quindi del parlamento italiano che ne è una naturale emanazione. Se ogni omosessuale fosse tenuto al guinzaglio, potremmo impedirgli di avvicinarsi ad un altro omosessuale, proprio come facciamo con certi cani un po' irrequieti o in "temperatura elevata". Come scritto recentemente in un documento ufficiale, le unioni omosessuali sono nocive per un retto sviluppo della società moderna. Anche qui analisti fantasiosi hanno ipotizzato che ci si riferisse non a una nocività per il retto sviluppo ma per lo sviluppo dello stesso. Queste oscenità non ci appartengono. Il vero problema è che non è nella natura umana il non dedicare la propria vita alla prosecuzione della specie umana, a meno di essere prete o di far nascere almeno un alieno, come minimo.

I: Noto che spesso Le viene contestato di rivolgersi in modo troppo esplicito ai governanti e agli elettori, e che in passato come nel presente la eccessiva commistione di leggi e religione ha portato e porta rischi per le persone e le loro libertà. Qualcuno afferma persino di aver letto nel Vangelo che Gesù disse che le leggi di Dio e degli uomini sono due cose diverse. D'altro canto, la Chiesa poi può sempre chiedere scusa un domani, per cui non è chiaro perché in tanti protestino. Lei cosa ne pensa?

R: Non le so confermare quello che dice su quanto scritto nel Vangelo perché non lo leggo da quando feci la prima Comunione. Mi sembra di poter dire che questi lettori siano un po' visionari, e che sia per lo meno fortemente dubbio che Gesù possa aver detto una cosa del genere: infatti la commistione di religione cristiana e leggi dei cittadini è un principio portante della chiesa moderna. Il problema delle scuse è molto più delicato e complesso di come di solito viene rappresentato dalla cultura pagana. Per esempio, in questi giorni stiamo preparando un documento per chiedere scusa a quegli uomini di chiesa per le azioni dei quali abbiamo chiesto scusa. Infatti, se ci pensa bene, aver chiesto scusa che so, per come fu trattato Galileo, può far sembrare che le persone che lo fecero ritrattare siano state in qualche modo dalla parte dello sbagliato, o del peccato. Di questo al più presto chiederemo scusa, e cioè chiederemo scusa di aver chiesto scusa. Se ci pensa, tra qualche secolo un papa potrebbe chiedere scusa per questa intervista rilasciata da me, ma a quel punto sembrerebbe che io sia stato dannato, e quindi un altro papa chiederà scusa che quello prima abbia chiesto scusa. A quel punto ovviamente diventa anche necessario chiedere scusa di aver chiesto scusa per aver chiesto scusa, altrimenti potrebbe sembrare che di nuovo Galileo non fosse nel giusto. E così via. Come vede, sbagliare non è un problema, poi si può sempre dar ragione e torto a tutti nell'unione e felicità di Dio. E non si confonda questa infinita magnanimità come dittatura del relativismo.